DI PALIO, DI EXPO E DI ALTRE SCIOCCHEZZE – di Laerte Mulinacci*

L’idea di dedicare il drappellone di agosto all’EXPO non mi entusiasmava affatto, la faccenda in quanto tale mi pare già di dubbio interesse ma allora perché ha generato un così ampio fronte polemico?
Il dibattito si è sviluppato senza una ben precisa cognizione della problematica stessa e senza le dovute riflessioni di principio che al contrario debbono precedere una discussione su un tema delicato e controverso quale il palio è.
Entrambi i palii intanto hanno già una loro dedica originale: la Madonna di Provenzano e la Madonna dell’Assunta. A questa matrice, indubbiamente, se ne affiancano altre contingenti agli avvenimenti o alle ricorrenze. Da questa analisi quindi eliminerò subito tutte le dediche di natura religiosa e quelle che definisco di forza maggiore, quali possono essere considerati tutti quei riferimenti imposti dall’alto come le aquile napoleoniche o le carte dell’Abissinia.

palio luglio 1967
Luglio 1967
cencio straordinario 1967
Straordinario del 1967

Volendo discutere della dedica all’EXPO è doveroso confrontarci con casi paragonabili. Così facendo ci accorgiamo che i precedenti non mancano affatto, anzi se volgiamo lo sguardo al nostro passato (quello che spesso molti sacralizzano senza conoscerlo abbastanza bene) vediamo che le dediche dei drappelloni sono difficilmente classificabili all’interno di confini ben delineati e, in definitiva, non è possibile tracciare una linea di demarcazione tra giusto e sbagliato, tradizionale e irrispettoso.
Quando ci imbattiamo in un palio dedicato all’anno turistico internazionale (luglio ’67, vinto dalla Tartuca) non ci viene subito da pensare che tutto sommato il richiamo all’EXPO non è così profano?
Gli esempi a tal riguardo sono innumerevoli: in fin dei conti il drappellone dell’agosto del 1964 (Pantera) era dedicato al quarto centenario della morte di Michelangelo Buonarroti e quello dell’agosto dell’anno successivo (Selva) al settimo centenario della nascita di Dante Alighieri. Entrambi sono dei titani della cultura italiana ma non hanno molto a che vedere con quel purismo senese a cui oggi molti si vogliono richiamare: sostanzialmente quindi anche la dedica a Michelangelo e Dante può essere considerata apocrifa. Volendo cogliere esempi di maggior contrasto, potremmo pensare al Palio straordinario del 1967 (Giraffa) indetto per il 49° Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze.

Anche quando non veniva indetto un palio straordinario ci troviamo davanti a dediche che oggigiorno avrebbe infiammato la polemica: ne sono dei validi esempi quello dell’agosto del 1970 (Selva) dedicato al Centenario di Roma capitale o, meglio ancora, immaginiamoci un palio straordinario nel 2012 per il 550° anniversario della fondazione del Monte dei Paschi. Al contrario nel settembre del 1972 (Istrice) venne indetto un palio straordinario per il mezzo millennio di vita della succitata banca senese, mentre nel 1969 ne venne corso un altro (Oca) per celebrare lo sbarco sulla Luna, evento sì dalla grandissima ricaduta simbolica ma che ebbe luogo il 20 di luglio: poco più di un mese dopo noi correvamo già un palio dedicato a tale allunaggio.
Molte delle dediche appunto sono connesse ad eventi di carattere nazionale o locale, come l’unificazione italiana, la liberazione di Siena, la battaglia di Montaperti e altri ancora. Nondimeno tali riferimenti appaiono talmente di frequente durante gli anni ’60 e ’70 da far presupporre che in ogni occasione si cercasse una possibilità per caratterizzare la pittura del cencio, con una connotazione più definita. Risultano inoltre assai ricorrenti, ovvero si ripetono nel tempo con cadenza più o meno regolare.

Straordinario del  1969
Palio del 1969

Un anno fa c’era già stato chi ipotizzava addirittura il Palio straordinario nel 2015 per l’EXPO giustificandolo nell’ottica di un baratto del brand-palio in cambio della nomina di Siena a Capitale Europea 2019. Ovviamente non servono ulteriori commenti riguardo questa semplice illazione.
Il vespaio di polemiche quindi non è da vedersi come la reazione emblematica ad snaturamento della creatura paliesca ma piuttosto ad una serie di colossali fraintendimenti (e luoghi comuni che gli stessi musei delle contrade smentiscono) cavalcati ad hoc da coloro che hanno interesse nella polemica stessa. Il Palio ha una sua identità forte, definita e cristallina e non ha bisogno di doversi sacralizzare ulteriormente andando a rimarcare confini inesistenti che invece di salvaguardare il palio di una volta ne corrompono la sua stessa vocazione.

palio luglio 1988
Luglio 1988

Quest’anno sono ben 15 anni che non viene corso un Palio straordinario: si tratta del lasso di tempo più lungo da quando esiste. In 30 anni ne sono stati corsi due: numeri che ci permettono di sostenere un vero e proprio superamento di questo frammento della nostra tradizione. Un segnale che personalmente interpreto nell’ottica di un progressivo irrigidimento della Festa. Se i senesi si mettono a disquisire pure dei cavilli delle dediche significa che il Palio stesso è ormai argomento pienamente politico e non più super partes come invece abbiamo sempre ripetuto a litania. La seta dei drappelloni è ricolma dei più bislacchi riferimenti e questi arricchiscono la nostra tradizione; viceversa non sono riuscito a trovare traccia nelle cronache di polemiche inerenti le dediche di un cencio o di uno straordinario. La mia sensazione è che la crisi d’identità del Palio e del microcosmo contradaiolo passi più da queste manifestazioni di oltranzismo che da altri aspetti tutto sommato trascurabili. L’importante è avere le idee chiare di quello che si vuole fare ma è doveroso non andare a gettare nel calderone della miscellanea presunti aspetti tradizionali da difendere che al contrario NON esistono. Nel luglio del 1988 (Nicchio) venne dedicato un palio alla possibile stipula del trattato tra URSS e USA sulla riduzione degli armamenti nucleari: addirittura il drappellone non celebra, ma si pone come auspicio, come biglietto augurale di un messaggio più ampio. Un po’ come se noi oggi dedicassimo un cencio di buon auspicio per il dialogo di pace in Medio Oriente (la riterrei un’idea meravigliosa ma questa è un’altra storia).

PS: Per la cronaca, il cencio del Palio straordinario per il 49° Congresso delle Scienze venne rubato da un gruppo di studenti e restituito solo in cambio del lauto riscatto di una damigiana di vino. Questi sono gli aneddoti che trionferanno immortali anche quando tutti i post su internet saranno evaporati senza lasciare traccia.


*Laerte Mulinacci è nato e vive a Siena. Laureato in Storia e Filosofia, è anche appassionato di geopolitica ed economia della cultura.

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