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Il PAE e il Palio: un po’ di chiarezza – di Laerte Mulinacci

Tutta la vicenda targata PAE (ed Enrico Rizzi) – Palio è dannatamente ridicola. Non perché io sono di Siena e siamo ganzi e si fa come ci pare ma è tutto il corollario che circonda il Partito Animalista Europeo a rendere la faccenda poco seria. Piccola premessa: chi vi scrive è sempre stato un convinto ambientalista. Tuttavia il microcosmo degli animalisti nostrani mi ha sempre suscitato più di una perplessità, non in quanto senese, sia ben chiaro, ma per la reiterata attitudine a distorcere la verità, a piegarla talmente da tanto da sfociare nell’assurdità, tanto che in certi frangenti i valori paiono degradarsi in una morale deviata. Soprattutto non riesco a comprendere razionalmente come si possano innescare certi isterismi in contrapposizione al pacato silenzio che circonda la quotidiana estinzione di decine di specie animali e vegetali in tutti i continenti. Uno stillicidio di cui gli esseri umani sono totalmente responsabili e su cui, presto o tardi, verseremo ettolitri di lacrime di coccodrillo.

Eccovi le mie ragioni e i quesiti senza risposta:

1-IL PAE

Enrico Rizzi, Segretario del PAE
Enrico Rizzi, Segretario del PAE

Nel sito del PAE vi è un’apposita sezione dedicata al Palio di Siena (inserito proprio lì nel mezzo tra vivisezione e sperimentazione animale), non ai Palii d’Italia non agli ippodromi e neppure alle corse ippiche clandestine su cui recentemente VICE ha realizzato un’intera inchiesta. Solo il Palio di Siena. Non è quindi la morte del cavallo la problematica, dato che gli abbattimenti correlati alle corse regolari si contano in diverse migliaia all’anno: paradossalmente vi è un accanimento contro Siena.

Eppure la nostra città è l’unica che si sia adoperata per incrementare le misure di sicurezza della pista, ha imposto l’addestramento obbligatorio e approntato un pensionario equino: azioni che le altre manifestazioni equestri o non si possono permettere o molto più pragmaticamente non hanno bisogno di intraprendere. L’unica cosa che conta è la visibilità. Dall’anno zero dell’era social l’espressione quello che conta è apparire è stata moltiplicata esponenzialmente, la fama e la sacralità del rituale paliesco di Siena costituiscono una vetrina eccezionale, tra l’altro in diretta nazionale, non ce ne vogliano i lettori (nel caso ce ne fossero) di Asti, Ferrara, Legnano, Feltre o di Pistoia, Arezzo, Ascoli ma la visibilità del Palio di Siena è altra cosa. Eppure in tutte queste manifestazioni di morti di cavalli ce ne sono e numericamente sono superiori ma il sedicente Partito Animalista neanche le cita. Anzi, conclamando una sostanziale ipocrisia non ho trovato traccia di critiche contro la macellazione equina (oltre 80.000 capi solo lo scorso anno in Italia) ma solamente la blanda e nazional-popolare sezione vegetarianismo/veganismo.

Infamare Siena è pari a profanare il sancta sanctorum delle manifestazioni equestri, in sostanza quindi pur indirettamente il PAE con la sua disinformazione sta evidenziando non la maggiore pericolosità del Palio di Siena bensì ne sta consacrando il primato per importanza. In sintesi colpire Siena equivale a colpire tutti in misura maggiore, significa attaccare qualcosa ritenuto intoccabile, salire per una volta alla ribalta su Repubblica, sulle radio e ovviamente negli onnipresenti social, habitat naturale degli animalisti giacobini, insieme ovviamente ai cacciatori di scie chimiche. Anche in questo caso il lato oscuro dei social si palesa come uno specchio deformante, un calderone magmatico dove non conta l’autorevolezza o la fondatezza di un parere ma solo la mole dei pareri stessi, dove lo sforzo intellettuale è proteso inequivocabilmente al giudizio e non alla comprensione. In due parole vomitare su tutto e vomitare di tutto.

2-COS’È UN CAVALLO?
E’ un animale addomesticato, plasmato e allevato dall’uomo: questo è un FATTO (capito popolo dei social?!?!), un FATTO non opinabile ma criticabile, magari tramite pareri motivati e non meri like. Solo due sottorazze equine non sono mai state addomesticate dall’uomo: il tarpan e il Przewalskii. Entrambe un tempo spaziavano per le leopardiane steppe asiatiche: l’ultimo tarpan è deceduto (in cattività) nel 1918.

Un esemplare di tarpan
Un esemplare di tarpan

Il cavallo di Przewalskii se la passa un tantino meglio: ridotto a 15 esemplari a metà del secolo scorso, è stato allevato in cattività e si sta tentando un complicato re-inserimento nell’ambiente naturale (attualmente sono un migliaio e sono stanziati in Mongolia). Non voglio sembrare brutale ma se l’equus caballus non fosse stato utilizzato in passato per: il trasporto, la soma, la guerra e i giochi oggi farebbe compagnia al dodo, alla tigre di Giava e al lupo marsupiale, ben contestualizzato nel pantheon degli animali estinti causa demenza umana. Oggi il cavallo invece esiste in milioni di esemplari. Accantonato l’utilizzo bellico e la soma, che ne sarebbe se non vi fosse più lo scopo ludico-sportivo? Probabilmente rischierebbe la fine dell’asino, anzi dati gli esorbitanti costi di mantenimento, forse gli andrebbe pure peggio. Da quando non vengono più utilizzato dai contadini per portare carichi i ciuchi (perdonate il toscanismo) sono quasi estinti; addirittura l’Unione Europea concede un contributo a chi si impegna nell’allevarli.

C’è chi vi risponderà che i cavalli sono utilizzati anche per l’ippoterapia e passeggiate ma quale percentuale della popolazione equina esistente è destinata a tali scopi? Ve lo chiedo seriamente perché non sono riuscito a trovare i dati. Al contrario però è certo che quando il governo Monti eliminò le sovvenzioni statali all’ippica, diverse centinaia di cavalli finirono al macello. Il declino della popolazione equina mondiale è già iniziato, il 10% delle razze domestiche esistenti è scomparso nel secolo scorso ed un altro 20% è rischia di fare la stessa fine.

Nella sola provincia di Siena vengono allevati 2.800 equini: si tratta dell’area con la più alta densità di cavalli per abitante. Solo una minima parte è destibata alle selezioni per correre il Palio, eppure non può essere casuale tale circostanza. Il cavallo entrando a far parte dell’immaginario collettivo suscita interesse, interesse che si tramuta in passione per l’allevamento e le discipline equestri. Il legame uomo-cavallo è esaltato in/da questo territorio, non è sfruttamento, né schiavitù: è alleanza, anche in termini biologici, e lo è sempre stata, fin da quando il primo uomo ha cercato di imbrigliare la potenza dei suoi muscoli. Chi corre sopra un cavallo e a maggior ragione chi ne è proprietario ha interesse che la sua salute venga salvaguardata, è lapalissiano. Non credete al buon cuore dei proprietari? Beh allora guardatela da una prospettiva economica: quando un cavallo muore chi lo manteneva va incontro ad una rimessa quantificabile nelle decine di migliaia di euro (minimo). Tuttavia non posso fare a meno di pensare che siano le manifestazioni equine, molto spesso, a diffondere e mantenere vivo l’interesse verso questi animali i quali fino a pochi decenni or sono erano parte della nostra quotidianità; la conoscenza è parte integrante dell’amore verso gli animali per questo è doveroso riconoscere che il cavallo è un animale totalmente antropizzato.

3-COSA SI PUÒ MIGLIORARE?
Tutto questo non equivale a dire è perfetto così com’è. Anche se un po’ Cetto Laqualunque, il buon Enrico Rizzi ci deve pungolare a fare meglio: anche se i dati che diffonde sono distorti, vi è della verità dietro. Da quando il tufo di Piazza del Campo è stato precluso ai purosangue (2001) la curva degli infortuni si è abbattuta: in 30 palii corsi coi mezzosangue vi è stato un solo decesso in pista (agosto 2004 – Amoroso) mentre altri due sono avvenuti durante le prove (agosto 2011 – Messi) e durante le batterie di selezione (luglio 2015 – Periclea). È opinione di chi scrive che di questi tre decessi due siano imputabili all’errore umano: sia inteso come fantino sia come selezionatore. Solo per Periclea è legittimo parlare di una fatalità imprevedibile.

Il PAE non ha piani non ha prospettive né risposte, il PAE cerca solo il ritorno mediatico, speculando su un evento internazionale e dal grande impatto. Al netto di ciò dobbiamo però riflettere ed operare per far si che la salvaguardia degli animali sia l’obiettivo primario. Questo è fondamentale. C’è bisogno di elasticità e mente aperta: la vitalità della nostra tradizione è data dalla sua attitudine ad evolversi e non può restare al palo. Il canape stesso, probabilmente, ha bisogno di riflessioni approfondite, di uno studio e di un’accurata revisione del meccanismo per tenere il passo con la trasformazione e l’allenamento dei cavalli.

Oltre 300 cavalli hanno partecipato almeno alle batterie di selezione del Palio, di questi 3 non hanno fatto ritorno nelle rispettive stalle. Si può fare di meglio, agendo, per esempio, sulo sbarramento veterinario:, così da evitare nuovi casi come quelli di Alghero, Big Big e Giove Deus.

Anzi, SI DEVE, al di là degli animalisti, del PAE, delle polemiche virtuali e delle minacce.

19 pensieri riguardo “Il PAE e il Palio: un po’ di chiarezza – di Laerte Mulinacci”

  1. Non credo ci sia molto da aggiungere a quanto sapientemente ed inelligentemente riportato nell’articolo, la disamina della situazione è quanto mai aderente alla realtà e quindi non possiamo tacciarla di partigianeria. Il palio di Siena sta pagando, ahimè, il prezzo della notorietà mediatica e, perciò, qualsiasi cosa se ne dica, nel bene e nel male, è destinata a divenire “notizia” che porta acqua nelle cisterne dei divulgatori. Il problema è che si sfruttano eventi negativi che fanno presa su un’opinione pubblica quasi sempre ignara e completamente disinformata, pronta ad accettare acriticamente e passivamente le tesi di quelli che strumentalmente cercano di avvalersi delle loro “notizie” per ottenere consenso e condivisione, luce necessaria per rimanere a galla nel mondo mediatico.
    Proprio ieri è morto un cavallo nell’ippodromo di Livorno immediatamente dopo l’arrivo vittorioso (ironia della sorte). Ha preso posizione il PAE sull’avvenimento?

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  2. io non t’ho letto, ho letto solo l’inizio con cui concordo. Non ho mai capito xchè non esiste un ambientalista botanico o zoologo in Italia, ma solo ambientalisti laureasti in lettere, filosofia o matematica. Motivo x cui gli animalisti italiani mi famnno semplicemente cacare.

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    1. E’ una grande verità quella che dici..purtroppo nella società di oggi la parola “ambientalista” porta con sè un’accezione negativa.
      Un botanico (ambientalista), contradaiolo!

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  3. Partiamo intanto dal fatto che chi ama gli animali li ama TUTTi e si batte per TUTTI,non solo per i poveri cavalli di quell’abominio di palio. Forse i disinformati siete voialtri: noi ” animalisti”, e parlo per me ma anche per parecchi altri, ci occupiamo di tutelare tutti gli animali sfruttati e maltrattati dall’uomo, come nel caso di Green Hill e la corrida. Perchè sapete, gli animlai non sono affatto proprietà dell’uomo! Sono creature meravigliose create libere per essere libere e che hanno diritto a vivere e a essere felici tanto come gli uomini. Ora vi chiedo: voi sareste felici se qualcuno vi obbligasse a correre su un terreno pericoloso a forza di frustate tra le urla demenziali di poveri invasati? Se si andate voi a farvi le corse: io verrò personalmente a prendervi a nerbate sulle chiappe. Per voi questa è cultura e tradizione? Per me è solo ignoranza totale! Chi non è in grado di rispettare la vita degli altri esseri viventi è solo un povero ignorante! Per la cronanca: io non sono laureata in lettere, ma con le mie lauree ( sono due più una breve proprio in Scienze Equine) sono specializzata in etologia e antropologia culturale e zoologia ( proprio nello studio del rapporto animale/uomo dalle origini ad oggi e come migliorarlo) e collaboro con diversi enti e centri veterinari proprio per il recupero di animali traumatizzati da sub umani. Volete l’elenco dei cavalli usati nelle varie corse, feste ecc che ho con fatica recuperato psicologicamente e fisicamente? Se non avessi il segreto professionale vi scriverei anche i nomi e vi farei vedere le foto di come erano ridotti!
    Chi ama i cavalli non li sfrutta nelle corse! Perchè sappiamo quanti soldi si nascondono dietro a pali vari e corse negli ippodromi, vero? Oppure ci fate o ci siete? Nessun pezzo di carta vale la vita di un animale. E se non lo capite mi dispiace molto per voi

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    1. Cosa ti è sfuggito delle passaggio chiave “se i cavalli non li sfruttasse l’uomo per l’ubiocp scopo residuale che hanno (ludico/sportivo ed alimentare) si sarebbero già estinti da un pezzo”? La verità è che chi ama davvero gli animali odia i loro piu acerrimi nemici, ovvero gli animalari come te. Solo che siete troppo ignoranti per capire che voi siete parte del problema, più che della soluzione….

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      1. Ma non dire cazzate! I cavalli c’erano prima degli uomini e ci saranno anche dopo,quando quelli come te si saranno auto estinti per la troppa ignoranza e cattiveria.Voi considerate gli animali come cose al vostro servizio: un giorno capirete che non è così,forse.Altri lo hanno già capito,altri lo capiranno

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    2. Ma ancora con questa storia dei soldi, il Palio non è una corsa in un ippodromo, qui i soldi se li prendono solo i fantini che fanno il loro mestiere, i senesi i soldi ce li rimettono perché pagano tutto l’anno al fine di vincerlo il Palio, i soldi del Mps non ci sono più, i contributi ai cavallai nemmeno, nessun senese, a meno che non sia un fantino o un proprietario di uno dei cavalli hce corre si mette in tasca un centesimo, anzi il contrario. In questo tuo post hai detto solo un sacco di banalità, che non hanno nulla a che vedere con il rispetto per gli animali. Tutti in questo mondo veniamo sfruttati, tutti, la cosa che conta è il rispetto e a Siena il cavallo è rispettato, l’incidente va evitato assolutamente, ma gli incidenti capitano anche nei maneggi dove si fanno salti di 20 cm, volete manifestare anch3 contro i maneggi…forse sarebbe meglio, li si che ho visto cavalli trattati male, non maltrattati, ma solo non ben tenuti.
      Io sono un’animalaia, no animalista, 2 cani, 6 gatti (tutti trovatelli) e due cavalli, di cui uno al pascolo a fare la sua bella vecchiaia a spese di mia mamma. Vai a vedere nelle altre realtà se è così e smettila di vantarti delle tue lauree, l’intelligenza è altra cosa!

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    1. senti indianalakota.. Già se parti col paragonare palio e corrida/corse clandestine/corse in ippodromi, significa che del Palio non ne sai NIENTE.
      Tra l’altro parli di terreno pericoloso.. Ma ci hai mai messo piede sopra al tufo della piazza? (o pensi che corrano sulla pista serena?!
      Non so quali cavalli hai studiato, ma io i cavalli li ho sempre visto corte sulla terra, sull’erba.
      Non è una colpa, non si può conoscere tutto, ma diventa una colpa parlare a caso di cose sconosciute.
      Potresti fare un giro al pensionario dove i cavalli che hanno corso il palio (e non possono più farlo) vengono accuditi fino a morte naturale (non esiste che vengano macellati), e vedere con i tuoi occhi se sono traumatizzati o meno.
      Nessuno di questi viene maltrattato. Ne prima ne dopo..cosa parecchio diversa dalla corrida (quelli sono maltrattamenti!) o dalle corse più o meno legali in ippodromi e non.

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    2. Un cavallo è una cosa creata dall’uomo partendo da un animale selvatico (di fatto estinto) al solo uso e consumo dell’uomo stesso, che esisterà finché sarà utile o all’uomo. Il resto sono cazzate da occidentali modaioli con la panza piena e testa vuota.

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      1. Con questa ti sei detto da solo l’imbecille e ignorante che sei.Torna a scuola a studiare qualcosa che è meglio! Vi saluto perché a me gli ignoranti e gli incivili fanno schifo e non perdo tempo con dei perdenti sottoculturati che devono sfogarsi sugli animali perché sanno di essere dei falliti! A voi non rimane che il manicomio perché la vostra cattiveria é pericolosa

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  4. Vedi cara, bisogna sempre diffidare di chi ama gli animali più dell’essere umano. Chi lo fa, se lo fa e come lo fa, ma sopratutto quando diventa assolutista e fanatico, ha qualche problema irrisolto nella propria vita, nella propria psiche nella propria collocazione nel mondo e in generale nella vita. Diventa fragile e debole ed è facile preda di qualche altro essere umano che riesce a plagiarlo ed a condizionarlo fino a perdere la propria personalità. Cerca di volerti un po’ più bene e vedrai il mondo in modo più giusto. Ti consapevolizzerai che tra gli animali ci sei anche te e ringrazierai di essere nata umana anziché un cavallo, un cinghiale, un’arsella oppure anche solo una zanzara. Se sei animalista devi essere animalista, quindi coerente fino in fondo.
    Se non ti senti di manifestare contro chi uccide le zanzare devi metterti un po’ in discussione e magari rivedere qualcosa.

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  5. carissima indianakalota nella vita puoi anche avere 1000 lauree ma se di un argomento non ne conosci un’acca ignorante sei e ignorante rimani….con stima

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      1. Ah bhè allora…. Dimmi… Dove hai pubblicato? Su Science? Su Nature? Su Lancet? O su qualche rivistucola per animalari vegani letta solo da animalari vegani? Anche la mia colf scrive le recensioni dei detersivi sulla “gazzetta delle portinaie’, ed è convinta che i detersivi siano una delle cose più importanti per l’umanità. E certamente lo sono più che i cavalli.

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