IUS SOLI, IUS SANGUINIS E SIENA – di Fausto Jannaccone

Lo Ius Soli e lo Ius Sanguinis… si rifà ultimamente un gran parlare di questa questione, certo non nuova per l’Italia, terra di conquiste, transizioni, passaggi e continui mutamenti: quando venne meno il precedente antico equilibrio che aveva retto la penisola italia, ed oltre, per secoli, ovvero l’impero romano, dal nord iniziarono a calare le più varie popolazioni, che trovando sul loro cammino pressochè alcuna opposizione, poterono fare il comodo loro; quando però si misero a governare, loro che per la maggior parte erano nomadi, e quindi si trascinavano seco il loro Ius Sanguinis, si trovarono invece tutto un sistema giuridico e normativo ereditato dal precedente Impero e quindi già lì si presentò la questione su come giudicare i reati ed i vari misfatti in italico suol: paese che vai, legge che trovi o si fa come s’è sempre fatto?
Quindi, per citare il leit motiv del “canto del cigno” di un noto istituto di credito, che se un cigno era, ora è in fondo allo stagno, questa la possiamo definire “una storia italiana”.
Non mi addentrerò adesso in questioni tecniche nè tanto meno nei bassi, penosi dibattimenti politici che circondano la questione oggi, ma vi racconterò invece una storia.pietra
Poc’ anzi, finito il mio turno di lavoro, nel recarmi a casa per una meritata quanto agognata doccia, stavo attraversando Piazza del Campo, come sempre faccio io con la testa tra le nuvole, o più precisamente imbambolato nel gustarmi uno scenografico arcobaleno che abbracciava la Torre del Mangia; ad un certo punto mi sento sfrecciare accanto, a destra e sinistra, due bambini che stavano correndo a rotta di collo. Mi sono girato un attimo a guardali ed uno dei due, nel sottolineare lo sforzo, l’ardimento con cui cercava di primeggiare sull’altro ha fatto un gesto, semplice, ma dal significato enorme: ha mimato la “nerbata” che fanno i fantini durante il palio di Siena. La cosa mi ha dato modo di un’istantanea riflessione: tutti i bambini nel mondo corrono per gioco forse più tempo di quanto dormono, ma solo a un cittino di Siena potrai vedere far quel gesto.
Con la mente sono volata alla mia infanzia e tutte le “paliate” fatte a scuola, in contrada, per strada o al mare quando trovavo altri cittini.
Ed un’altra cosa ho pensato: a quando andavo a correre nella Fortezza Medicea e, se avevo la fortuna di passare davanti ai cancelli della Achille Sclavo, potevo talvolta godermi lo spettacolo delle paliate dei cittini; magari fino ad un attimo prima potevano aver fatto partite di calcio, ognuno sfoggiando l’ultima maglietta del Milan o magari della vecchia Robur; magari altri erano impegnati a giocare a Pokemon o qualche altre diavoleria moderna; ma ad un certo punto, con la maglietta del Milan, le figurine in tasca, uno stecco in mano per fare il nerbo, la “rincorsa entrava” e via! tre giri del padiglione, alcuni “scossi”, altri ancora col fantino che lo reggeva per la felpa legata in vita. E quei bambini era bianchi, neri, rossi e gialli, per dirla alla Giannona nazionale. Qualcuno magari adottato, qualcuno figlio di proprietari di ristoranti etnici, il figlio del medico, del fruttivendolo, dello sportivo di colore magari della Mens Sana, e quel tripudio di colori diversi e lingue “sporche”, erano tutti lì, a girare la curva, sbucciarsi le ginocchia ed alzare il polverone di quel primo San Martino.
Qualcuno di loro probabilmente ha vissuto i primi anni della sua vita ne cuore del continente africano, qualcun altro ha forse imparato ad usare prima le bacchette che la forchetta, altri provengono dalle altitudini andine. Però erano tutti lì ad imitare “il Bruschelli” o “il Pusceddu” (quello avrà fatto sicuramente la “killerata”).
Ecco, forse non c’entra molto con la questione dello Ius Soli… ma se non è Siena un posto da Ius Soli ditemi voi quale altro!?