W.A. MOZART, UN CLASSICO RIVOLUZIONARIO di Davide Cortonesi

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Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 1756 – Vienna, 1791) è forse il più strano caso di originalità artistica costruita sopra l’assorbimento incessante delle maniere musicali circostanti e dell’insegnamento di grandi e piccoli compositori. La sua vicenda umana è contrassegnata dai contrasti:  fanciullo prodigio, educato dal padre Leopold (buon musicista, ma genitore severo e conservatore), trionfa giovanissimo presso le corti e gli ambienti aristocratici di tutta Europa (durante gli stressanti viaggi giovanili in Italia, 1769-71 e 1772-73, a Vienna, a Monaco, Parigi 1763-66 e 1778, che ne minano la salute), conosce una precoce maturità artistica, non accompagnata dal consenso dei contemporanei che, se avevano applaudito entusiasti al fanciullo prodigio, non sono disposti ad accogliere il linguaggio ardito e impegnativo del Mozart adulto, troppo avanzato rispetto alla disponibilità verso la complessità del pubblico del tempo. Anche Mozart, come Haydn, presta a lungo servizio presso un principe, l’Arcivescovo di Salisburgo, ma il suo rapporto con l’autorità è difficile, contrassegnato dall’ottusità del signore, contro la quale si scontra il bisogno di libertà del giovane compositore. Nel 1781 Mozart si licenzia, al termine dell’ennesima lite, dal Principe-Arcivescovo e corre a Vienna, dove già aveva ottenuto lusinghieri successi come pianista e come compositore. Non importa che le circostanze ve lo abbiano costretto: il passo conserva tutto il suo significato perché maturato in circa otto anni di conflitti. Il caso Mozart non poteva che diventare simbolico, perché era Mozart naturalmente, ma anche per l’attrito violento e per il momento in cui avviene, a pochi anni dalla Rivoluzione francese. Questa ribellione doveva assumere il significato di una dichiarazione di guerra tra il nuovo mondo borghese e l’antico regime della produzione artistica; anche il fallimento materiale dell’operazione finisce col dare all’autore del passo l’ulteriore luce mitica della vittima. Infatti la condizione di libero professionista non porta fortuna a Mozart, poco pronto a sfruttare le occasioni che gli offrono, ma ancor meno ad accondiscendere al desiderio di quiete della società viennese attratta dal facile melodismo di matrice italiana.

Alcuni generi musicali avevano già una lunga tradizione prima di Mozart (opera seria, opera buffa, polifonia sacra), altri si sono formati da poco (sinfonia, quartetto, Singspiel) e altri nascono in pratica con lui (il pianoforte nella musica da camera e con l’orchestra): ma tutti vengono attirati nella sua sfera creativa allineandosi nel breve giro di un ventennio (1770-91) sulla frontiera del componimento sommo, oltre  il quale si può andare solo mettendo in discussione da capo i fondamenti formali di partenza. Inoltre la virtù assimilatrice di Mozart supera i punti di riferimento generali, e trova materia in corpi minori, in proposte di autori anche minimi, in caratteristiche e tic esecutivi di cantanti e strumentisti: tutto entra in fermentazione in un universo stilistico che così vario e coerente la storia musicale non conosceva più dal tempo di Bach. C’è però un ulteriore elemento di novità: Mozart non è solo il più bravo in tutto ciò che è già in circolazione, ma si fa intendere parlando su due piani, quello degli oggetti musicali usati e quello del soggetto che sceglie e li adopera, stabilendo tra i due punti di vista una rete di sfumature e rapporti molteplici; se pesca a piene mani nel “già detto”, coglie anche i nessi in misura prima sconosciuta e facendo interferire un genere in un altro, maneggiando maschere e luoghi comuni senza mai confondersi con essi, si sfoggia una linea musicale capace di tutto.

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23 pensieri riguardo “W.A. MOZART, UN CLASSICO RIVOLUZIONARIO di Davide Cortonesi”

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